27 gennaio 2023

NEL GIORNO DELLA MEMORIA L’ISTITUTO MATTEI RICORDA I BAMBINI DI TEREZIN

Vorrei andare sola.

Vorrei andare sola dove c’è un ‘altra gente migliore, 
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.

Ma forse ci andremo in tanti
verso questo sogno, 
in mille forse… 
e perché non subito?

Allena Synkova (sopravvissuta a Terezin)

 

Tra il 1941 e il 1944 circa 15.000 bambini e adolescenti ebrei, provenienti da vari ghetti dell’Europa dell’Est, furono rinchiusi nel campo di concentramento di Terezin, nella Repubblica Ceca. Di questi sopravvissero solo cento. Il ghetto fu allestito dai nazisti nella città fortezza costruita nel 1780 per volontà dell’imperatore Giuseppe II e da questi dedicata alla propria madre Maria Teresa d’Austria. Terezin nell’ottica perversa della propaganda nazista doveva mostrarsi come un modello di comunità perfettamente e civilmente organizzata, tanto che quando la Croce Rossa nel 1943 e nel 1944 visitò il campo, tutto fu disposto per una macabra finzione: presentare una realtà che dietro una apparente facciata di normalità nascondeva miseria e morte.

Nell'inferno di Terezin i bambini tentarono disperatamente di vivere un’infanzia brutalmente rubata, di sognare e dipingere un mondo alternativo, fatto di poesie e disegni dove fiori, farfalle, cieli e prati colorati si oppongono al buio di un male di cui è percepita tutta la potenza, ma a cui non è concesso rubare la speranza in un futuro migliore. I bambini di Terezin affidarono i loro sogni di libertà all'arte, rendendoli così eterni. Nel Museo Ebraico di Praga è oggi conservata una collezione di 4.387 disegni e poesie nascosti nel campo e rinvenuti nel 1945, commovente e tenera testimonianza di un orrore che trovò il suo epilogo nel trasferimento di 1390 uomini, donne e bambini da Terezin al campo di sterminio di Birkenau dove il 17 ottobre 1944 trovarono inevitabilmente la morte.

Intervista a Sami Modiano

 

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