Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne - 25 novembre 2021

Il 25 novembre 1960 tre giovani sorelle dominicane di nome Patria, Minerva e María Teresa Mirabal uscivano di casa per fare visita ai propri mariti che si trovavano in carcere in quanto dissidenti politici. Non fecero mai ritorno, uccise dai militari che rispondevano agli ordini del dittatore Rafael Trujillo.
Nel 1999 con la risoluzione 54/134 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite scelse proprio la data del 25 novembre come Giornata internazionale per leliminazione della violenza contro le donne. In questo giorno l’Onu invita tutti gli Stati ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza contro le donne. Nel 2011 il Consiglio d’Europa ha inoltre adottato la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. L’articolo 14 della Convenzione riconosce alla scuola un ruolo centrale nella prevenzione di questi fenomeni.
La Giornata del 25 novembre deve ricordare a tutti che gli abusi di ogni tipo costituiscono una violazione dei diritti umani, un impedimento del principio di uguaglianza e un ostacolo alla formazione di una coscienza personale e sociale fondata sul rispetto della persona umana. Oggi, come sempre, ogni singolo episodio di violenza contro le donne riguarda l’intera società e l’argomento per i suoi significati etici e civili va affrontato soprattutto in ambito scolastico ed educativo per prevenire e contrastare il fenomeno.
La scuola italiana deve essere costantemente impegnata nella promozione e realizzazione di attività volte al superamento dei pregiudizi, al contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione, con l’intento di educare le nuove generazioni alla cultura del rispetto, ricercando la promozione della personalità umana di ciascuno. Per invitare alla riflessione, la facciata del Palazzo dell’Istruzione, a Roma, sarà illuminata di rosso e saranno distribuiti fiocchi rossi.
Il Ministero dell’Istruzione mette a disposizione la piattaforma www.noisiamopari.it, in cui sono raccolti strumenti informativi, di scambio e di supporto, nonché le esperienze delle scuole sul tema delle pari opportunità. Studenti e studentesse sono invitati a realizzare opere o attività che facciano riferimento alla ricorrenza in oggetto, con l’obiettivo di sensibilizzare, riflettere, in linea con la Campagna UNiTE 2021 del Segretario generale delle Nazioni Unite dal titolo Orange the World: End violence against women now!”. I lavori realizzati potranno anche essere condivisi sui social, taggando i profili del Ministero e usando gli hashtag #25 novembre, #giornatacontrolaviolenzasulledonne, #stopallaviolenzasulledonne, #noisiamopari.

La violenza di genere deve essere interpretata come il prodotto di una cultura sessista con la quale siamo abituati a interfacciarci già dalle prime fasi della vita:  la scuola deve promuovere una cultura del rispetto, dell’inclusione e della non violenza. Senza buoni esempi da seguire la nostra strada si fa più faticosa. Abbiamo bisogno di specchi che riflettano il meglio di noi, umanamente parlando. A forza di guardare questi esempi e di sognare con loro, li introiettiamo nel nostro cervello come una guida per i nostri passi.
La serenità, per tutte le persone che hanno avuto a che fare con partner o che abbiamo uno storico familiare intriso di violenza e maltrattamenti, dovrebbe essere sempre sinonimo di felicità anche se molto spesso non funziona così. La mente è troppo complessa per accontentarsi di risposte semplicistiche e formule matematiche. Tuttavia, chi ce l’ha fatta è riuscita vincitrice grazie all’acquisizione della giusta conoscenza, LA PURA E SEMPLICE CONOSCENZA. Infatti, ciò che introduciamo nel nostro cervello lo possiamo fare con la sola forza della nostra intelligenza e tanto amore per mai più voltarci indietro.
Tra le donne vincenti che vogliamo ricordare con affetto c’era chi aveva riconosciuto l’amore della sua vita in un uomo e nel figlio da lui avuto, chi l’aveva riconosciuto nei libri, chi l’aveva coltivato arredando con cura il suo piccolo monolocale affittato dopo l’addio definitivo a un matrimonio – che esisteva soltanto sulla carta – chi l’aveva riconosciuto nei fiori e nella natura, chi in un animale domestico, nella danza e nel teatro, negli esercizi fisici, nella cura di sé e degli altri, nella musica, nei viaggi, nel proprio lavoro o nel cambio radicale di mestiere, nell’apertura del primo negozio online, nella cucina, nella grafica, nel fumetto, nella pittura, in un nuovo corso…Le chiavi per uscire dal dolore sono tutte dentro il nostro cervello.
Il ruolo dei buoni esempi consiste nel darci un’indicazione su dove potrebbero essere trovate. Agitu Ideo Gudeta, continuerà ad essere per tutte le donne un esempio di resistenza all’oppressione quotidiana, specchiarsi nelle sue conquiste può risultare un’esperienza salvifica. Agitu era una donna dotata di enorme forza di volontà, talento, intelligenza e voglia di vivere. Per questo è stata spenta, non per altro. A volte la nostra luce interna è talmente forte che turbare le anime più dannate sulla Terra è la norma.
Qualcuno disposto a soffiare o premere un pulsante per spegnere la nostra vitalità ci sarà sempre, anche quando scappiamo e andiamo a rifugiarci sulle colline, come accaduto ad Agitu.
Dobbiamo lavorare insieme per un cambiamento sociale duraturo e trasversale che varchi i confini delle nostre case e dei nostri computer per raggiungere il maggior numero di persone possibile: non possiamo cambiare tutti i maschi violenti del mondo, ma possiamo pretendere  e adoperare quei cambiamenti culturali che portino a questo risultato, ad esempio, mai più vergognandoci della nostra forza e potenza per accontentarci di ciò che un uomo ci permette di essere e di dimostrare. Ogni declassamento o umiliazione che subiamo in quanto donne è frutto di un autoritarismo quotidiano maschile mai frenato da nessuna legge o politica di prevenzione. ogni femminicidio è contemporaneamente un crimine politico: privando una donna dell’esistenza in modo barbaro, un omicida cerca di imporre un destino di sottomissione e di terrore a tutte noi. È  come se ci volesse “insegnare” che non abbiamo il diritto di esistere liberamente e di essere felici per conto nostro. Le logiche di questo sistema arcaico e feroce sono:
Se vuoi sopravvivere devi sottometterti;
Se vuoi essere amata non puoi brillare più di me;
Se sei debole ti cambio per una forte;
Se sei forte mi spaventi…
La risposta dovrà essere forte e assordante sempre: non c’è modo migliore per onorare ogni donna uccisa o maltrattata che trasformare la sua voce in un canto di lotta da tramandare al mondo.”
                 Claudileia Lemes Dias “Ogni femminicidio è un crimine politico”.

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